Quando la bellezza incontra l'orrore
Le donne in tempo di guerra
La Seconda guerra mondiale fu lo sconvolgimento più grande per l'umanità durante il ventesimo secolo che cambiò radicalmente il destino di centinaia di milioni di uomini e donne. Per queste ultime le prove da superare furono molto serie: le madri, le mogli, le figlie e le sorelle di coloro che erano partiti al fronte dovettero non solo far fronte alla vita quotidiana in tempo di guerra da sole, ma anche fare i conti con l'orrore delle operazioni militari.


Nella foto: Una ragazza al tempo dell'incursione della Luftwaffe a Mosca.
Sputnik/Anatolij Garanin
AP Photo
Nel mondo l'inizio della Seconda guerra mondiale venne accolto in larga parte con entusiasmo. Come volontari si presentarono anche i cittadini di quei Paesi che inizialmente si erano dichiarati neutrali. E le donne non fecero eccezione. Nell'immagine si possono osservare americane e francesi che nei primi mesi dell'invasione hitleriana della Polonia imparano a medicare i feriti in un ospedale militare di Parigi.
AP Photo
I militari raramente disdegnavano le abilità delle volontarie. Le francesi che possedevano un mezzo di trasporto personale e che avevano espresso la volontà di aiutare il proprio Paese furono fin da subito coinvolte nel trasporto delle truppe fino al fronte. Tra l'altro, il trasporto dei rinforzi su veicoli di piccola cilindrata non fu un evento nuovo per l'esercito francese. Già durante la Prima guerra mondiale il general Joffre riuscì a vincere la battaglia della Marna e a difendere Parigi grazie all'aiuto dei tassisti locali. L'attacco delle truppe di Hitler alla capitale della Terza Repubblica 26 anni dopo ebbe conseguenze più tragiche. Nell'immagine: le automobiliste chiamate alle armi si sottopongono a un addestramento nel parco parigino Bois de Boulogne.
AFP/ The National Archives
AP Photo/ Ed Widdis
Nonostante l'emancipazione del primo dopoguerra lo Stato e la società continuarono ad avere opinioni molto conservative sulla partecipazione delle donne alle operazioni militari. Inizialmente le donne ebbero un ruolo ausiliario: nel migliore dei casi il ruolo di gregario fidato come mostra la copertina della rivista americana The Saturday Evening Post, che incita le donne ad arruolarsi nel WAC (Women's Army Corps: unione delle sezioni ausiliarie femminili dell'esercito degli USA).
Tuttavia le grandi perdite delle fazioni in guerra e l'espansione delle zone di combattimento lasciarono sempre meno uomini negli eserciti. Le donne, quindi, cominciarono sempre di più ad abituarsi a difendere le retrovie da disertori e aviatori nemici. Nell'immagine: ragazze della Women's Ambulance and Defense Corps of America dimostrano tecniche di combattimento corpo a corpo su una spiaggia della California.
Sputnik/Anatolij Garanin
In Unione Sovietica i corsi di addestramento militari "Vseobuch" erano obbligatori solo per gli uomini, mentre le donne potevano partecipare in maniera volontaria. Nonostante ciò le donne erano desiderose di imparare a sparare, a lanciare granate, ad andare in avanscoperta e a prestare aiuto medico.
AP Photo
Il servizio in esercito o in fabbrica caratterizzato da grandi limitazioni (anche a livello retributivo) era percepito dalle donne come una buona possibilità di realizzazione personale. La vita in caserma o in fabbrica ebbe grande successo fra le rappresentanti dei ceti meno abbienti della popolazione.
Nell'immagine: addestramento alla riparazione di un'automobile durante i corsi di difesa civile a New York.
AP Photo/Mary Naiden
La portata globale della guerra strideva enormemente con le fotografie d'effetto che ritraevano ragazze con l'uniforme e i tacchi, immagine che la propaganda di ambo le parti tanto amava. Così come gli uomini anche le donne caddero sotto i colpi delle bombe, dei fucili che non le risparmiarono per il loro genere. Nell'immagine: ufficiali donne durante l'incursione dell'aviazione giapponese nella base militare americana di Pearl Harbour.
AP Photo/ John Lindsay
AP Photo
I circoli culturali e i mass media non presero le distanze dalla guerra. Le modelle, che poco tempo prima facevano pubblicità ai cappelli, ora si provavano maschere antigas e occhiali di sicurezza che potevano tornare utili sia nelle trincee sia in fabbriche militari (ambiti vietati alle donne prima della guerra).
Le dive di Hollywood fecero propri i modelli di coraggiose amiche soldate oppure di frivole operaie in fabbrica come nel caso dell'attrice Veronica Lake, raffigurata in un manifesto sulle regole di utilizzo del trapano industriale.
Sputnik/ Anatolij Garanin
Le esibizioni nei campi di addestramento e al fronte furono un altro importante compito delle attrici per capire lo spirito combattivo dei soldati. Tournée vicino alle trincee erano organizzate sia da interpreti singole sia da intere troupe teatrali. Non fece eccezione nemmeno il Teatro Bolshoj di Mosca. Dopo una temporanea evacuazione gli artisti non solo facevano visita alle truppe, ma a partire dal 1943 riproducevano le loro esibizioni nella capitale in un teatro di riserva in quanto il palazzo storico del Teatro Bolshoj era stato danneggiato durante gli attacchi aerei.
AP Photo
Durante la Seconda guerra mondiale non era inusuale vedere squadre di vigili del fuoco interamente composte da donne. Allora anche la metropolitana di Mosca assunse delle ragazze come conducenti dei treni (a tal proposito, il severo divieto imposto alle donne di praticare questo lavoro ritornò in vigore con Gorbachev e rimane attuale ancora oggi in Russia).
AP Photo
La prigione è sempre stata una delle sorti meno invidiate di ogni guerra. Durante la Seconda guerra mondiale le convenzioni internazionali sui diritti dei prigionieri venivano regolarmente infrante da entrambe le parti coinvolte nel conflitto, ma maggiormente dai Paesi dell'Asse (il Terzo Reich, l'Italia e il Giappone). La sorte delle prigioniere talvolta fu persino peggiore di quella dei prigionieri, in particolare durante i primi anni della guerra in cui venivano fucilate subito. Nell'immagine: prigioniere sovietiche durante un interrogatorio con gli ufficiali del Wehrmacht.
AP Photo
Mentre il Terzo Reich e i suoi alleati obbligavano i soldati prigionieri e i detenuti dei campi di concentramento a lavorare nell'industria militare, i Paesi della coalizione anti-hitleriana puntavano sulle donne. In larga misura tale decisione trova la sua spiegazione nel fatto che né l'Unione sovietica né gli USA né la Gran Bretagna nella fase iniziale della guerra disponevano di un numero tanto elevato di prigionieri come quello dei loro nemici. Per questo motivo, il carico di lavoro principale legato all'approvvigionamento di armi e munizioni era stato affidato alle donne che erano aiutate per quanto possibile da minorenni, anziani e invalidi. Nell'immagini: una ragazza controlla un aerostato in una fabbrica di New Bedford, Massachusetts, USA.

Sputnik/ Boris Kudoyarov
La razione giornaliera maggiorata per gli impiegati in fabbrica fu non solo uno stimolo ma anche un metodo per sopravvivere come nel caso di questa operaia della Leningrado circondata dalle truppe di Hitler, città che stava facendo i conti con un serio problema alimentare.
AP Photo
Il lavoro di infermiera fu la seconda professione più diffusa fra le donne durante la Seconda guerra mondiale. Nell'immagine: addestramento di infermiere americane nella base militare in Galles prima dell'apertura del secondo fronte in Francia.
Sputnik
A differenza delle truppe degli alleati, le donne dell'Armata rossa si occupavano di trasportare ininterrottamente i feriti fuori dal campo di battaglia come quest'infermiera durante i combattimenti di Berlino. Alle infermiere capitava regolarmente di dover farsi largo fra i colpi del nemico per trascinare via i propri soldati che potevano anche avere un peso molto superiore al proprio. Gli eserciti occidentali impiegavano per questo tipo di lavoro squadre di uomini poiché preferivano che le donne rimanessero nelle retrovie.
AP Photo
Lo scrupolo e l'attenzione con i quali le donne portavano a termine i loro compiti erano valutati di buon grado nell'aviazione. Le mani delle donne non solo preparavano i paracaduti, caricavano le armi dell'aviazione, ma riparavano anche i motori come nel caso delle ragazze dei corpi ausiliari delle forze armate reali Women's Auxiliary Air Force (WAAF) nell'immagine.
Sputnik/ Evgenij Chaldej
Altre migravano dai ritratti in stile pin up a bordo degli aerei direttamente nelle cabine dei mezzi militari. La maggior parte delle aviatrici combatteva per l'URSS. Furono abbattuti interi reggimenti e squadriglie, composti esclusivamente da donne, ma uno dei comparti più famosi fu il 46° reggimento guardia, soprannominato "Streghe della notte" dagli aviatori della Luftwaffe. Proprio i bombardamenti notturni delle basi militari del nemico furono il compito fondamentale di questo comparto. Nonostante il successo dell'operazione le "streghe" subirono grandi perdite poiché volavano sugli obsoleti aerei U-2. L'ufficiale di rotta del reggimento Vera Belik (la prima a destra nell'immagine) fu colpita e morì la notte del 25 agosto 1944. Due sue colleghe, Irina Sebrova (seduta a sinistra) e Nadezhda Popova (in piedi al centro) sopravvissero alla guerra.
Sputnik
La fame, i bombardamenti e la morte dei cari: di certo non si può definire senza alcun peso la vita di quelle donne che dovettero passare il periodo dei combattimenti nelle retrovie o che subirono invasioni. Nell'immagine: un'infermiera aiuta una donna ferita ad uscire dalle macerie di un palazzo dopo l'incursione aerea della Luftwaffe a Leningrado.
AP Photo
AP Photo/ U.S. Army Corps of Engineers
Fazioni diverse, destini diversi: (a sinistra) un'operaia in una fabbrica di Londra si occupa dell'assemblaggio delle parti di locomotive militari; (a destra) una donna con ustioni all'ospedale militare dopo il bombardamento aereo di Hiroshima.
AP Photo
La generale lotta contro le spie e i collaborazionisti ebbe tristi conseguenze per coloro che realmente collaboravano con il nemico oppure per coloro che semplicemente erano sospettati. I migranti dai Paesi dell'Asse furono generalmente mandati fino alla fine della guerra in speciali campi in cui indipendentemente dal loro ceto sociale erano costretti a lavorare duramente e a vivere in condizioni prossime a quelle della prigione. Un esempio di tale trattamento è l'internamento di massa dei giapponesi negli USA. Nell'immagine: donne di etnia giapponese impegnate nella raccolto delle messi in uno dei campi di lavoro sul territorio statunitense.
AP Photo
Nei territori liberati dell'Europa occidentale regnavano gli uomini della cosiddetta resistenza. Questi combattenti picchiavano le donne, tagliavano loro i capelli a zero, le spogliavano e le portavano in quelle condizioni nelle strade perché condannate (in assenza di qualsivoglia tipo di processo) di concubinato con militari nemici.
AFP Photo
Non meno crudeli si dimostrarono i soldati dei Paesi vincitori il cui ardore di comando fu accompagnato da misure molto violente. Nell'immagine: un soldato francese liberato dalla prigione e alcune ragazze tedesche che gli puliscono le scarpe.
AP Photo
Immagini ancora più scioccanti si sono viste nei campi di concentramento del Terzo Reich. Era difficile capire il sesso nei corpi logori dei prigionieri sopravvissuti. Queste persone hanno vissuto gli anni della guerra in condizioni disumane, senza la possibilità di soddisfare le più semplici necessità umane. Nell'immagine: prigionieri del campo di concentramento di Bergen-Belsen si fanno una doccia dopo molti anni.
Sputnik/ Georgij Chomsor
La fine della guerra significò il tanto atteso ritorno di milioni di persone dai lager nazisti. Oltre ai soldati tornarono a casa tantissimi civili imprigionati dal Terzo Reich per essere usati come veri e propri schiavi, come queste donne che si stanno dirigendo da Dresda verso la Cecoslovacchia.
Sputnik/ Alexander Ustinov
La partecipazione di centinaia di migliaia di donne alle operazioni militarie e il grandissimo numero di donne che ha lavorato nelle retrovie durante la Seconda guerra mondiale rappresentano un fenomeno socioculturale del secolo scorso. In poco tempo le casalinghe, le donne alla moda, le studentesse e le libere professioniste di allora hanno dovuto prendere confidenza con i macchinari delle fabbriche, con le armi, hanno imparato a pilotare aerei, a catturare disertori, a salvare feriti e hanno agito in quei casi in cui gli uomini non riuscivano a farcela da soli o semplicemente non erano in numero sufficiente. E all'improvviso la stragrande maggioranza di coloro che riuscirono a sopravvivere alla guerra ritornò umilmente alla vita di prima mentre tuonavano gli ultimi spari e l'intero mondo celebrava la vittoria in uno dei maggiori scontri di tutta la sua storia. Nella foto: Un'infermiera sovietica dona dei fiori ai soldati americani durante l'incontro ad Elba.
Condividi sui social:
Made on
Tilda