L'uomo che ha conquistato la Russia
con il car sharing (e non solo)
Lo abbiamo visto firmare un importante accordo sotto gli occhi di Putin e Conte, ma anche dare un passaggio al sindaco di Mosca a bordo di una ''Delimobil". Vincenzo Trani, napoletano, 44 anni, è in Russia dal 2000. Ha lavorato nella Banca Europea di ricostruzione e sviluppo e in Banca Intesa in programmi di micro finanziamento, poi nel 2008 ha fondato Mikro Kapital.
Con il motto ''tutto parte dal micro", da Mosca il suo car-sharing è arrivato fino alle porte della Cina ed ora, grazie all'accordo firmato con la compagnia di stato RSMB ha una nuova missione: aiutare i piccoli imprenditori italiani a realizzare le loro idee innovative in Russia.
Dottor Trani, la prima domanda è di attualità: una settimana fa insieme ad Alexander Braverman, direttore generale di MSB, avete firmato un protocollo d'intesa davanti al premier Conte ed al presidente Putin. Ci spiega la materia di questo accordo?
Un' innovazione spesso si ferma alla necessità di finanziamento, per cui l'innovazione che non ha storia è difficilmente sostenibile. Questo è il motivo per cui la garanzia statale funziona come volano importante.
Un accordo nel suo genere unico, primo in assoluto.
Si basa sulla creazione di un fondo comune per investire nella piccola e media impresa russa in innovazione a patto che l'innovazione provenga totalmente o in parte dall'Unione Europea.
Noi abbiamo investito 1 miliardo di rubli, un altro miliardo lo ha investito la MSB e questi due miliardi devono essere erogati entro giugno 2019.
Questo significa che da un lato creiamo supporto al piccolo imprenditore che parte ora o che ha un progetto di estensione del proprio business, ma anche uno strumento di supporto all'imprenditoria europea e in particolare italiana che vuole sviluppare un'innovazione in Russia.
L'operatività è già partita, i progetti vengono analizzati separatamente da Mikrocapital e MSB e poi vengono fatte le erogazioni, che possono essere in credito o in conto capitale. Le condizioni contrattuali sono identiche per noi e per MSB. A differenza delle operazioni tradizionali dove l'investimento è erogato da un unico ente, in questo caso l'investimento è erogato da due enti, uno dei quali, in quanto statale è garante nei confronti dell'altro e dei nostri investitori, il cui il rischio diventa sovrano.
Vincenzo Trani ed Alexander Braverman si scambiano i documenti firmati dell'accordo tra Mikro Kapital e RSMB sotto lo sguardo di Conte e Putin
Vincenzo Trani ed Alexander Braverman si stringono la mano, suggellando l'accordo tra MikroKapital e RSMB
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Nell'interscambio Russia-Italia le prospettive sono molto interessanti perchè c'è la possibilità per l'imprenditore italiano di venire a contatto con una realtà diversa. Spesso i piccoli imprenditori italiani che non riescono a superare le difficoltà locali si realizzano nei paesi esteri e proprio in Russia. Sono tantissimi gli imprenditori italiani che venivano qui per vendere ed ora si sono accorti anche della differenza normativa e considerano la possibilità di spostare o aprire un'unità produttiva in Russia. Il nostro accordo è finalizzato proprio all'interscambio di culture imprenditoriali fra i due paesi.
VIncenzo Trani, CEO Mikrocapital
Lei in passato ha lavorato per la BERS, Banca Europea Ricostruzione e Sviluppo. Negli ultimi mesi, da più parti (ultimo l'ambasciatore Terracciano a Verona) è stata espressa l'intenzione a livello italiano di agire in seno alla UE per abolire il veto, conseguente alle sanzioni, sui prestiti alle Pmi russe.
Lei come valuta questa prospettiva?
Dalla nostra esperienza posso dire che nessuno come i piccoli imprenditori è grato al governo russo: qui le piccole e medie imprese pagano il 6% di tassa unica sulle revenues. Noi in Italia combattiamo per avere la flat tax mentre qui esiste dal 2000.
Va premesso che la BERS dopo la caduta dell'URSS ha svolto un lavoro immenso in Russia, ed è stato l'operatore principale che l'ha portata verso l'economia di mercato.
Proprio le politiche di supporto alla piccola e media impresa sono il motore principale per lo sviluppo di un'economia di mercato: nessuna impresa comincia da grande, tutti cominciano da piccoli e hanno bisogno di un supporto.
Dal punto di vista politico, secondo gran parte della stampa occidentale la piccola percentuale di malcontento che il presidente Putin oggi ha viene proprio dalla classe media, che normalmente è legata all'imprenditoria. Di conseguenza l'idea di riavviare il credito alla piccola e media impresa è piuttosto realistica perchè in questo caso non si va a finanziare gli oligarchi «amici del presidente», ma i cosiddetti «nemici» futuribili del presidente perchè classe media.
Questa fantapolitica della stampa occidentale renderebbe facile comprendere come, tutto sommato, la UE e i paesi che fanno parte del consiglio d'amministrazione della BERS siano interessati a sbloccare i finanziamenti alla piccola impresa russa.
SPUTNIK ITALIA
Quindi si tratta di una decisione a perdere?
VINCENZO TRANI
Tralasciando le motivazioni politiche, io ritornerei sul tema tecnico e cioè sulla decisione della BERS di sospendere gli investimenti in Russia.
La BERS non ha mai partecipato attivamente alle sanzioni. La scelta è stata una scelta di adattarsi alle opinioni della politica europea sulla Russia: perchè la BERS ricominci a far credito non serve una decisione della Commissione Europea o dei ministri degli Esteri, ma basta che il CdA di BERS decida di investire di nuovo.
Non essendoci una sanzione, ma una prassi, significa che è situazione sbloccabile, consentita dalla mentalità politica europea e dalla struttura normativa della BERS. Quindi è un passo molto probabile, anche alla luce di un fattore economico: BERS è comunque una banca che ha l'esigenza di creare sostegno, ma anche utile e gli investimenti fatti in Russia per BERS sono stati tra i più redditizi.
Nella vostra attività di microcredito, vi concentrate sulle PMI, su attività che creano un circolo virtuoso di occupazione, formazione professionale ed in ultimo motore dell'economia reale. Allo stesso modo le PMI che sono l'ossatura dell'economia italiana, sono solo il 20% di quella russa. Ci può essere una complementarietà fra i due sistemi?
Oggi in Russia la piccola e media impresa è libera da lacci e lacciuoli e nell'ambito di un paese che ha vissuto in questi anni le sue difficoltà, ha comunque creato una classe media e resta al centro del progetto di sviluppo.
In Italia la presenza della PMI è legata ad un fattore principale che è l'assenza di materie prime, perciò la nostra economia si è sempre sviluppata intorno al commercio, che è l'ambiente principale della PMI. Soprattutto in meridione, chi capisce che non può aspettarsi un lavoro dipendente si improvvisa piccolo imprenditore. In Russia la PMI è nata dopo le grandi aziende di stato, che sono state privatizzate, ma non erano piccole. Accanto a queste grandi, sono nate tante piccole aziende a partire dal 2001. Il supporto è stato immediato, costante e comprensivo: da un lato sono state finanziate, dall'altro sono state alleggerite nella tassazione e nella normativa riguardante i contratti di lavoro.
SPUTNIK ITALIA
In Italia invece qual è la situazione?
VINCENZO TRANI
In Italia la situazione è un pò differente: siccome il tessuto della piccola impresa è sempre stato diffuso, la normativa fiscale e del lavoro non è per nulla diversa tra la piccola e la grande impresa per cui gestire oggi una piccola impresa è quasi uguale alle difficoltà fiscali e legali della grande impresa. Gli unici soldini che arrivano per le start-up sono i fondi dell'Unione Europea, che offrono garanzie alle società di microcredito che finanziano la piccola impresa, ma la tassazione è quella tradizionale, perciò le possibilità di sopravvivenza sono molto basse.
Parlando di startup, Delimobil, creata dal giovane Stefano Frontini e sostenuta da Mikrokapital sta conquistando la Russia. Se prima il business di successo dell'Italia in Russia era la vendita di vestiti e formaggi, ora… vendiamo idee?
Il piccolo imprenditore ama realizzare la sua idea, non ama tantissimo venderla, ma se non ha altre possibilità la vende. La funzione della banche e dello stato dev'essere quella di non vendere l'idea ma realizzarla insieme. La storia del car sharing nasce dall'Italia, con un'analisi fatta nel 2015 sui sevizi di car sharing in Italia e le abitudini dei clienti.
SPUTNIK ITALIA
Chi è il cliente del car sharing in Italia?
VINCENZO TRANI
Giovani, che sono innovatori sempre, classe medio alta o altamente istruita, quindi sensibile alle tematiche connesse al car sharing, come l'ecologia, la condivisione, il progresso sostenibile. C'è però un'altra metà dell'Italia, come il meridione, che non ha mai avuto accesso al car sharing per due motivi: il rischio del business, perchè in alcune città del sud Italia le assicurazioni costano anche il triplo, come risultato di truffe, incidenti, collezionati dalle RC nel sud Italia; l'attenzione all'ecologia è molto più bassa e la categoria degli innovatori è molto più ridotta. C'era però un'altra categoria di potenziale clientela, che è quella di chi non ha accesso al credito. Se ci fa caso, nel meridione d'Italia ha tantissime persone che non hanno neanche la carta di credito, perchè le banche la danno solo a chi ha un contratto di lavoro fisso. Il Meridione è in questo senso un altro paese. Però quando siamo andati ad analizzare questo modello, l'interesse era altissimo: tutti volevano l'accesso al car sharing ma il car sharing non è stato portato avanti, anche in quelle città come Lecce, Catanzaro, Agrigento, che potevano farcela.
Delimobil nella city di Mosca.

Il servizio di car-sharing Delimobil, partito dalla Capitale Russa, ora è attivo anche a San Pietroburgo, Samara, Nizhny Novgorod, Rostov sul Don, Ufa, Minsk in Bielorussia ed Almaty in Kazakhstan.

Foto: @swaypaul



SPUTNIK ITALIA
Chi è il cliente del vostro car-sharing in Russia?
VINCENZO TRANI
A Mosca circa il 40% dei nostri clienti sono proprio piccoli imprenditori.
Quando abbiamo avviato il progetto car-sharing in Russia non ci siamo focalizzati sulla classe medio alta, ma su quella medio bassa: le persone che normalmente non avevano accesso al sistema bancario tradizionale, alle piccole imprese che non avevano accesso al leasing, le persone fisiche che non potevano aprire un credito per acquistare l'auto. Questo modello è risultato vincente rispetto al modello tradizionale del car sharing ed è un dato emerso negli anni, con un'analisi fatta da JP Morgan, che ha paragonato il mercato moscovita con quello di altre città e ha trovato a Mosca il mercato più dinamico al mondo, superando Toronto che era leader mondiale.
SPUTNIK ITALIA
Che cosa c'è a Mosca che manca in altre città?
VINCENZO TRANI
Non è la città che fa la differenza, ma il modello: con un focus sul piccolo imprenditore, sulla persona, il car sharing diventa per noi uno strumento di credito. Invece di dargli denaro in prestito per fargli comprare l'auto gli diamo l'auto e facciamo in modo che la condivida. Questa è la logica del nostro car sharing e questa idea è stata più facile da realizzare in Russia che in Italia anche per i vantaggi ottenuti a livello istituzionale per farla partire: fiscalità, accesso agli investimenti istituzionali, cooperazione con i comuni.
Ogni mese abbiamo dovuto rivedere il nostro piano di espansione, perchè arrivavano i sindaci o i governatori locali a chiederci di realizzare il car sharing nelle loro città. Quanto le istituzioni ti vengono a cercare e ti chiedono «Perchè non vieni» non si può far finta di niente. Noi abbiamo aperto a Grozny non perchè era previsto, ma perchè ci hanno invitato. Oggettivamente questo è il modo in cui le amministrazioni devono interfacciarsi con le imprese, soprattutto su un tema, come quello del traffico e della mobilità, che è cruciale per le città di oggi.
Prima della visita di Conte a Mosca si sono svolte le due riunioni, per parte italiana e per parte russa, del Comitato Imprenditoriale italo-russo. Quali istanze porterete al Consiglio Italo Russo di Cooperazione per la Cooperazione Economica, Industriale e Finanziaria in programma il 17/12 a Roma?
Abbiamo una lunga lista! I temi più sensibili sono tre:
Bonifici più veloci
Prima del 2014 per fare una transazione di denaro dall'Italia alla Russia, una persona giuridica italiana anche tramite home banking faceva il suo bonifico che arrivava in Russia nel giro di 24 ore. Il beneficiario russo per sbloccare queste somme doveva portare una serie di documenti in banca: la burocrazia era un problema russo. Ora i limiti sono stati incrementati fino a 50 mila euro e la Russia è pronta a ricevere o mandare qualsiasi bonifico senza intoppi burocratici. Ahimè dal lato europeo la situazione è cambiata e sono state inserite delle normative connesse alle sanzioni che creano ritardo nel pagamento. Dalle 24 ore che furono, oggi a causa delle sanzioni e delle nuove regole antiriciclaggio, oggi in media passano 5 giorni dalla preparazione del bonifico alla ricezione. Oltretutto il costo del bonifico è lievitato di 3 volte rispetto a quello che era. Dovremo andare verso il digitale, verso la comunicazione immediata, non certo verso lungaggini burocratiche. Mai avremmo potuto immaginare una cosa del genere.

Made with Italy
Non è più possibile considerare sviluppo commerciale la vendita, è sempre più importante ragionare nella logica di «made with» e non «made in». Per farlo ci vuole una struttura bancaria adeguata. L'accesso al credito per un imprenditore straniero in Russia è quasi impossibile. Un imprenditore che si sposta qui ha bisogno di linee di credito: perciò avevamo discusso l'idea di creare un fondo ad hoc che funzioni come garanzia dei crediti che gli imprenditori chiederanno per avviare business nei due paesi. Un fondo simile a quello del Mediocredito Centrale che abbiamo in Italia.

Polizza "anti-crack" del rublo
Il terzo tema importante che abbiamo portato al Comitato Imprenditoriale è quello del rischio valutario. Il rublo è stato soggetto a shock importanti negli ultimi anni. Quello che non è molto ragionevole è che lo strumento che copra questo rischio sia uno strumento usato da chi su questo rischio specula.Noi abbiamo visto situazioni di shock valutari collegati a speculazioni avviate in periodi ben precisi dell'anno, in cui lo speculatore rendeva impossibile l'accesso all' imprenditore che voleva invece coprirsi di un rischio. L'idea è di chiedere alla Banca centrale russa di offrire un supporto dal punto di vista di garanzia del tasso di cambio ad imprenditori ed imprese che fanno un investimento superiore ad un certo periodo di tempo, ad esempio per due anni. Se io voglio attirare capitali dall'estero devo dare anche una certa garanzia dal punto di vista della valuta, sarebbe una cosa utile per lo sviluppo del paese.
A proposito di «speculatori», qual'è la sua opinione sull'operato delle agenzie di rating?
Ormai non è più notizia che le agenzie di rating sono uno strumento politico. La stessa cartina del rischio paese che la nostra SACE in Italia usa e che usano tutte le istituzioni finanziarie del mondo, è una cartina puramente politica, dove il rischio paese non è più considerato in modo oggettivo, economico e matematico.
Ansa - Centimetri
SPUTNIK ITALIA
Davvero l'Italia è messa peggio di Lettonia e Lituania, come sostiene Standard and Poor's?
VINCENZO TRANI
L'Italia è il quinto paese al mondo per risparmio della popolazione, questo è il valore più importante ed il segno di una solidità principale che un paese può avere. Le difficoltà che il governo può avere dal punto di vista politico, o dovute alla manovra economica non possono mai andare ad intaccare il patrimonio della gente. E' realmente assurdo che un paese fondatore dell'Unione Europea come l'Italia possa essere anche lontanamente paragonato a dei paesi come la Lettonia o la Lituania. Con tutto l'affetto, ma i paesi nati nel 1991 dall'URSS che non hanno risorse di alcun genere ed i cui cittadini non hanno patrimoni importanti, non riesco a capire come possano essere più stabili dell'Italia o della Spagna.
SPUTNIK ITALIA
Che cosa muove allora le agenzie di rating?
VINCENZO TRANI
E' difficile comprendere quello che c'è dietro le decisioni delle agenzie di rating: per aiutare alcuni paesi al posto di altri a raccogliere investimenti stranieri, gli si dà un rating migliore.
Ho dei dubbi che questa sia la strategia giusta, perché è la stessa strategia che ci ha portato alla crisi del 2008 ed alle bancarotte mondiali come Lehman Brothers.
Le società di rating che valutavano Lehman Brothers sono le stesse che oggi valutano l'Italia e la Lituania e non hanno pagato nessun centesimo per gli errori fatti.
Purtroppo questo succede per motivi politici chiari ed è un problema grave, perchè purtroppo i fondamenti dell'economia moderna e gli strumenti finanziari sono basati su questi rating e guarda caso le società di rating hanno tutte lo stesso orientamento geopolitico.
Finchè non nascerà un'agenzia di rating seria che venga dalla Cina o dalla Russia, saremo costretti a leggere idiozie simili ed offendere le nostre intelligenze basandoci su valutazioni di agenzie di rating che nel dare valutazioni si comportano un po' come i tifosi che fanno pronostici sui risultati della propria squadra del cuore.
Infine, una domanda che può interessare a noi "comuni mortali". Che cosa si prova ad essere chiamati di fronte al premier Conte ed al presidente Putin?
Il presidente Putin?
Io lo preferisco nella versione sportiva.
Devo dire che io ho avuto l'onore di partecipare a vari eventi con il presidente Putin e l'ho visto in versioni molto diverse l'una dall'altra. In particolare ho avuto in varie occasioni la possibilità di incontrarlo nell'ambiente del sambo e lì l'immagine è molto più rilassata, divertita e molto più umana.
I rapporti internazionali tra stati sono un pò come il sambo, ma senza la parte gioviale. La prima visita di un nuovo primo ministro è un pò un conoscersi a vicenda, perciò deve essere per forza un pò più formale.

Quest'unione fra popoli si avverte tantissimo, in quel momento soprattutto
Le emozioni sono tantissime, ed è molto bello vedere in generale le nostre bandiere vicine, la passione che ci mette il presidente Putin nel mantenere con tanta attenzione le relazioni con il nostro paese. Sono relazioni che vanno avanti negli anni, sono il frutto del lavoro di tante persone prima di lui e lo stesso si può dire del primo ministro italiano: tanti premier prima di Conte sono stati artefici di queste relazioni e su quello sfondo l'impressione è di vedere la nuova generazione che continua la strada fatta in precedenza.

Sputnik Italia




Autore: Riccardo Pessarossi

Foto: Sputnik, Mikro Kapital
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