SPUTNIK
L'operazione della NATO contro la Jugoslavia
Il bombardamento della Jugoslavia da parte delle forze della NATO è iniziato il 24 marzo e si è concluso il 10 giugno 1999.

Secondo varie fonti, durante l'operazione sono morti fino a 2500 Jugoslavi.
Lo scopo ufficiale dell'operazione era proteggere la popolazione albanese del Kosovo dalla pulizia etnica e dalla "catastrofe umanitaria".

In questo modo, l'Occidente ha risposto alle operazioni della polizia e dei militari serbi per eliminare la resistenza dell'esercito di liberazione del Kosovo, considerato parte della Serbia, che nell'estate del 1998 aveva occupato quasi il 40% del territorio della provincia e combattuto contro gli "occupanti serbi".

© AP / Santiago Lyon
Soldati dell'Esercito di liberazione del Kosovo

© AP


L'aggressione della NATO contro la Jugoslavia è durata dal 24 marzo al 10 giugno 1999 ed è stata la seconda operazione dell'Alleanza al di fuori dei suoi confini, dopo il bombardamento della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina nel 1995.

Le strutture militari erano l'obiettivo del bombardamento.

Tuttavia, a seguito degli attacchi aerei, sono stati distrutti 25.000 edifici residenziali, 470 chilometri di strade, 595 chilometri di ferrovie e 38 ponti.


Sono stati danneggiati anche 14 aeroporti, 40 ospedali, 100 scuole e 176 monumenti culturali.

Secondo le stime serbe, il 38% degli obiettivi bombardati aveva un uso civile.
Perdite
Valutazione dei danni
Secondo Belgrado, da 30 a 100 miliardi di dollari.
Il bilancio delle vittime
Ancora sconosciuto. Secondo le stime serbe, tra 1200 e 2500 morti e circa 6000 feriti.
Attacchi aerei
2300 attacchi contro 995 obiettivi in tutto il paese. Circa 420.000 proiettili caddero in Jugoslavia, compresi quelli contenenti uranio impoverito.
Le forze della NATO sta bombardando la Jugoslavia, 1999.

Milica Rakic, tre anni, è diventata il simbolo della sofferenza del popolo serbo. Un frammento di una bomba della nato colpì la sua abitazione e per lei non ci fu niente da fare.

Il portavoce della NATO, Jamie Shea, ha definito l'uccisione dei civili durante i raid aerei un "danno collaterale".
I casi più famosi di uccisione di civili
1
Il bombardamento di colonne di profughi albanesi vicino alle città di Djakovica e Prizren.
Più di 160 morti
2
Il bombardamento di un autobus vicino alla città di Luzhane, a nord di Pristina.
46 morti
3
Il bombardamento della sede dell'emittente pubblica serba RTS a Belgrado.
16 morti
4
L'attacco aereo a treno passeggeri serbo a Grdedelica.
14 morti
Il bombardamento di colonne di profughi albanesi vicino alle città di Djakovica e Prizren
Il bombardamento di un autobus vicino alla città di Luzhane
Gli ultimi secondi della trasmissione di RTS
L'attacco aereo a treno passeggeri serbo a Grdedelica
I cittadini jugoslavi durante i bombardamenti del 1999.

© AFP 2018 / Sven Nackstrand
Sebbene la NATO superasse la capacità delle forze armate jugoslave, esse riuscirono a fornire una resistenza decisiva sia in aria che a terra.

Malgrado la NATO non abbia avviato un'operazione terrestre, la Serbia sostiene che abbia invece preso parte indirettamente a due battaglie che si sono concluse con un fallimento.
La battaglia per la frontiera Koshare
Lì un piccolo gruppo di soldati jugoslavi ha resistito per due mesi ai tentativi dell'esercito di liberazione del Kosovo di entrare in Kosovo, con l'aiuto dell'esercito albanese e della NATO.
La battaglia di Pashtrick
Un'operazione lanciata dall'esercito di liberazione del Kosovo, dalle forze armate albanesi e dalla NATO per distruggere le unità di confine delle forze armate jugoslave e creare un corridoio per una potenziale operazione terrestre della NATO.
La NATO pianificava un intervento che avrebbe portato alla rapida sconfitta dell'esercito jugoslavo, ma i bombardamenti si prolungavano.

Come risultato dei negoziati, è stato raggiunto un accordo sul ritiro della polizia e dell'esercito serbi dal Kosovo e l'attivazione di una missione internazionale di mantenimento della pace (missione KFOR).

Negoziati a Kumanovo (Macedonia)
© AP

KFOR

© Sputnik / Ilya Pitalyev
Allo stesso tempo, la missione KFOR si è impegnata a intraprendere il processo di disarmo dei terroristi albanesi dall'esercito di liberazione del Kosovo e la risoluzione 1244 adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto che il Kosovo rimanesse parte della Jugoslavia.
Epilogo
Nonostante la dichiarata "smilitarizzazione" dell'esercito di liberazione, il Kosovo ha cositutito il proprio corpo protettivo, quindi le forze di sicurezza e infine, nel 2018, le proprie forze armate.

© Sputnik
Nonostante l'integrità territoriale della Jugoslavia, definita nella risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nel 2008 il Kosovo, con il sostegno di un certo numero di membri della comunità internazionale, ha dichiarato unilateralmente l'indipendenza.

© Sputnik
Dopo l'arrivo delle forze internazionali in Kosovo, oltre 200.000 serbi hanno lasciato la regione.

Al momento, i serbi vivono solo nel nord del Kosovo e in piccole enclavi.
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